Signore e signori, è ufficiale (rullo di tamburi): ho aperto un blog.
Un grande passo per me, un piccolo passo per il genere umano.
Lo so, siete emozionati, è comprensibile. Non capita tutti i giorni di essere un lettore del mio blog, ma col tempo, vedrete, ci farete il callo. In caso contrario avvisatemi, che vi giro il contatto di una brava estetista per una bella pedicure.
Ho deciso di aprire un blog perché non vanno più di moda. Oggi vanno i social network, ma aprire un social network avrebbe comportato troppe scartoffie, investitori, quotazioni in borsa, per non parlare delle migliaia di dipendenti in mezzo ai piedi tutti i giorni.
Soprattutto, ho deciso di aprire un blog perché i blog non li legge nessuno. È un po’ come scrivere sul diario, ma senza il rischio che qualcuno lo trovi in un cassetto dopo la mia morte. Perché sul web tutti cercano di tutto ma nessuno trova mai niente. Ma anche se qualcuno trovasse questo blog per caso, sicuramente non è quello che stava cercando. E nella remotissima ipotesi che si mettesse a leggere il contenuto, il suo tempo di attenzione prima di passare a un altro sito oscillerebbe tra i 3 e i 5 secondi.
Non lo dico io, lo dicono gli scienziati. Pertanto, se siete arrivati a leggere fino a questo punto, siete un’anomalia. Ma non nel senso che siete sopra alla media. Nel senso se non siete normali, siete probabilmente malati, fareste bene a correre da un medico e sperare che esista una cura. Oppure potreste semplicemente trovatevi un hobby, perché mi sembra evidente che non avete niente da fare. Magari potreste aprirvi un blog tutto vostro, così la smettete di perdere tempo qui.
Avrei voluto fare un lancio in grande stile con immagini di palloncini, finger food e champagne a corredo di questo post, ma purtroppo per via del Covid non è stato possibile. In compenso, ho installato sul server un potente antivirus, pertanto potete accedere al blog senza mascherina e green pass.
Ma partiamo dal principio. Qual è il senso di questo blog?
Anzi, partiamo dalle origini. Cos’è un blog?
Per chi ancora non lo sapesse, un blog è un web-log, ovvero un diario sul web. Qualcuno ha tolto le prime due lettere per risparmiare spazio (quindi iniziamo a fare scorte di carta igienica in previsione del prossimo Millennium bug), qualcun altro ha levato pure il trattino, ed è nato il blog. Che non c’entra niente con Blob, il film, e neppure con la trasmissione TV, ma il senso è un po’ quello: un’accozzaglia di cose a caso che ci sommergono inevitabilmente.
Quindi, insomma, vi starete chiedendo: “cos’è questo blog?”.
Grazie per la domanda.
Vita sprecata è una guida, un po’ come quella delle giovani marmotte ma anche per anziani. È una specie di guida galattica per autostoppisti ma senza gli autostoppisti. Un vero e proprio manuale pratico su come affrontare passivamente la vita accettando di venire irrimediabilmente sconfitti da essa.
Il cuore del blog sono le Cronache di vita sprecata, racconti di ordinarie sventure quotidiane che fungono da vero e proprio corso di autopeggioramento per imparare a uscire di casa sperando di rientrarci al più presto. Poi ci sono le Pillole di vita sprecata, fulminei rimedi omeopatici per curare l’utopica illusione di essere circondati da persone raziocinanti. Infine, le Riflessioni sprecate, non sono altro che monologhi di minimo interesse sui massimi sistemi. Se non vi bastano non disperate, perché altre ne arriveranno presto.
Tutto quello che leggete su queste pagine è un resoconto tragicomico di avvenimenti realmente accaduti, che in un mondo ideale non dovrebbero mai verificarsi, ma che nel nostro strano pianeta continuano inevitabilmente a succedere.
Perché la vita non è come la desideriamo. A meno che non si desideri una vita indesiderabile. È proprio questa, forse, l’essenza di questo blog: imparare ad augurarsi che le sfighe continuino ad accadere, così le possiamo tramandare al prossimo. Perché, alla fine, non esiste niente di meglio di una buona storia da raccontare. E se il prezzo da pagare è una pessima esperienza che ci rovina la giornata, ben venga. Abbiamo aggiunto un tassello alla nostra vita sprecata.
E forse, chissà, con un po’ di fortuna alla fine magari salta fuori che così sprecata non è.