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Il problema dei 3 compleanni

Oggi è il mio compleanno, e come tradizione ormai consolidata, è venuto il momento di comprare il libro che inizio il giorno del mio compleanno. Sono infatti anni che ho deciso di leggere un nuovo libro ogni 3 aprile per sopperire alla mancanza di celebrazioni, visto che è dal giorno del mio trentesimo compleanno che non festeggio più il Natale personale. Non perché non amo i festeggiamenti, non li amavo neppure quando lo festeggiavo, semplicemente perché a 31 anni mi sono reso conto che non c’era più niente da festeggiare.

E allora è partita questa splendida tradizione che ha una sola regola: il libro deve essere acquistato il giorno del mio compleanno e diventare così il mio regalo di compleanno. Tutto molto bello, c’è solo un problema: sono un disastro a fare i regali di compleanno. Sono bravissimo a fare i regali decontestualizzati, che so, vedo una cosa in un negozio che potrebbe piacere alla persona X e allora la compro e ci azzecco sempre. Però sono un disastro sotto stress, quando si avvicina la deadline e devo assolutamente comprare un regalo, però non so cosa, giro i negozi e niente, allora vado online, però online non va bene perché se poi non arriva in tempo non ho il regalo, allora torno nei negozi e all’ultimo minuto compro qualcosa di puntualmente sbagliato.

Insomma, tutto questo per dire che gli ultimi due compleanni ho comprato due libri che non mi sono piaciuti al punto tale che non li ho mai finiti, e non posso permettermi di commettere lo stesso errore per il terzo anno di fila. Ne va della mia autostima, se non riesco neppure a fare un regalo che piace a me stesso, sono proprio senza speranza. Poi per fortuna l’altro giorno, appena ho finito di guardare “Il problema dei 3 corpi”, ho capito come risolvere il problema: comprare “Il problema dei 3 corpi”. La serie TV mi è piaciuta, so già in linea di massima cosa succede, ci sono buone probabilità che il libro mi piacerà, che azzeccherò il regalo e che farò un gran figurone con me stesso.

E in più risolverò l’annoso problema di dover aspettare minimo un anno per sapere come va a finire la storia, che poi non finirà e dovrò aspettare un altro anno e via così. Quanto mi fa incazzare questa cosa delle serie TV, l’attesa è una cosa a cui non siamo più abituati. Vogliamo tutto e subito, vogliamo essere certi che le cose ci piacciano, pretendiamo certezze e non ci facciamo più sorprendere dalle cose perché l’ignoto ci spaventa troppo. La nostra vita è il sequel di un prequel che spera prima o poi di diventare un reboot ma finisce per essere un pessimo remake.

Allora non ci resta che aggrapparci alle poche certezze che abbiamo, il compleanno che ritorna puntuale a ricordarci che è passato un altro anno, che per fortuna siamo ancora vivi e ancora un po’ vegeti, che siamo troppo conservatori per leggere un libro non di carta, ma sufficientemente progressisti da sperare che un libro di fantascienza scritto da un cinese che ha avuto l’ispirazione guardando allo stadio la partita di calcio tra Cina e Sampdoria possa realmente piacerci.

Questo sarebbe un bel finale, però sento il bisogno di aggiungere che non sto scherzando, infatti stamattina, il primo articolo che ho letto appena ho preso il cellulare in mano per cercare il nome dell’autore del libro, tale Cixin Liu (non so qual’è il nome e quale il cognome), è un articolo di Repubblica in cui lo scrittore racconta davvero questa cosa che sembra uscita da un trailer di Maccio Capatonda, cioè che nel 1994 era in piccionaia allo stadio a vedere la Sampdoria di Gullit (sembra che Gullit abbia davvero giocato nella Samp, non è la trama di un libro distopico) e vedendo da così lontano i 22 giocatori ha pensato alle stelle, alla distanza tra i pianeti, ecc… E allora ho pensato che con un ufficio stampa che fa un tale sforzo per fargli sparare cazzate perfettamente personalizzate per ogni singolo mercato nazionale, valesse decisamente la pena di contribuire all’arricchimento di un povero scrittore asiatico che trent’anni fa non poteva permettersi di vedere i calciatori in scala 1:1.

Detta così, a pensarci bene, non c’è verso che mi piaccia ‘sto libro. Porca troia, ho scazzato il regalo anche quest’anno!

Andrea Bacci
Andrea Bacci
Mi chiamo Andrea Bacci. Ho il nome di uno degli apostoli ma giuro che non sono parente. Sono uno dei registi più influenti del mio condominio, attualmente impegnato ad aggirare il prossimo film. Ho diretto commedie, drammi e documentari, e forse proprio per questo la mia vita è una tragicommedia.

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