Sono uno dei registi più influenti del mio condominio, attualmente impegnato ad aggirare il prossimo film. Ho diretto commedie, drammi e documentari, e forse proprio per questo la mia vita è una tragicommedia. Il mio sogno è eguagliare Stanley Kubrick e non vincere mai un premio Oscar per la miglior regia. Senza falsa modestia devo ammettere che fin qui ci sono riuscito, anche se la strada verso la pensione è ancora lunga e irta d’insidie.
And the Oscar doesn’t go to…”
Anche perché, come tutti i lavoratori dello spettacolo, l’unica pensione che arriverò mai a vedere sarà probabilmente la pensione Michela di Riccione dove trascorrevo le vacanze con i miei amici a 16 anni. Sono anche sceneggiatore, montatore, e temo che l’aver fondato una società di produzione mi faccia rientrare anche nella deprecabile categoria dei produttori, di quelli con molte più idee che soldi. Come tutti i possessori di un iPhone sono anche fotografo, anche se le mie fotografie le scatto con la reflex, non le carico mai sui social e preferisco scattarle in bianco e nero per risparmiare sui colori.
Ho scritto un paio di romanzi che non tengo in un cassetto perché detesto gli stereotipi; li conservo in un hard disk ma non li faccio leggere a nessuno perché il mondo non è ancora pronto. La mia vita è radicalmente cambiata a 24 anni dopo aver preso una pallonata in un occhio. Ci ho visto a metà per una settimana, l’oculista mi aveva proibito di andare a lavorare, non potevo leggere o guardare la TV, mi era rimasta solo una cosa da fare. Pensare.
Ho pensato troppo e ho deciso che la mia vita mi faceva cagare. Appena la vista si è normalizzata, ho dato le dimissioni nell’ufficio in cui facevo l’impiegato da 4 anni e mi sono iscritto al corso di laurea in storia del cinema al DAMS di Bologna, dove mi sono laureato con 110 e lode. Sono stato il primo della mia famiglia a essere il legittimo proprietario di una pergamena di laurea, forse è proprio per questo che da quando l’ho appesa al muro hanno cercato in tutti i modi di convincermi che per vivere si deve fare un lavoro che detesti, mentre le passioni devono rimanere un hobby per allietare vecchiaia e weekend. Fortunatamente, sono troppo testardo per ascoltare i consigli. La targhetta con la scritta “Rag. Andrea Bacci” che era appesa fuori dalla porta del mio ufficio, la conservo ancora. La tengo sulle mensole del salotto posata contro a un teschio, accanto alla mia tesi di laurea e ai dvd dei miei film. (CONTINUA)